E tu, e noi, e lei tra noi
È ancora un "pensiero stupendo" quello sull'Intelligenza Artificiale?
Si riesce a empatizzare con Samantha, ma la mancanza della sua fisicità porta inevitabilmente lo spettatore a focalizzarsi su Theodore e, pertanto, sui problemi con i quali gli esseri umani in generale hanno a che fare. […] Theodore è affascinato da Samantha, esattamente come lo sarebbe se fosse in carne e ossa, e lo è a tal punto da credere d’innamorarsi di lei. […] L’essenza di Samantha è però virtuale, per quanto assimilabile a quella di una donna reale, e questo porta Theodore a viaggiare su un doppio binario: il senso d’iniquità e di inadeguatezza dovuti a un rapporto virtuale senza possibilità di sviluppo e l’incapacità di vivere e gestire delle emozioni, di fatto, reali.
È cringe citare un proprio vecchio articolo?
Questo estratto proviene da una recensione che avevo scritto su Her, la magnifica storia d’amore tra Theodore (Joaquin Phoenix) e Samantha (Scarlett Johannson): un film capolavoro che ha vinto l’Oscar nel 2014 per la miglior sceneggiatura originale. Se non lo avete visto o amato, mi dispiace, non possiamo essere amici (scherzo - però andatelo a recuperare, si può noleggiare su Prime Video).
Ho ripensato a questo film grazie al mio amico Alec (grazie, Alec) col quale su WhatsApp insieme ad altri amici (grazie, amici) discutevamo del rapporto che abbiamo instaurato, e continuiamo a intessere, con ChatGPT e le altre intelligenze artificiali. Il risultato è questo numero della newsletter (grazie assai Alec, amici, tutti).
Quante foto ghiblizzate o immagini di persone in formato action figure avete visto, finora? Io ho smesso di contarle. E poi: vi siete accorti che Meta ha introdotto la sua AI anche su WhatsApp e Google ha presentato il suo servizio “AI Overview” nelle pagine dei risultati di ricerca?
Mentre vi scrivo, mi sono accorta che sul mio App Store è apparsa “Apple Intelligence”.
Insomma, l’intelligenza artificiale è sempre più intorno a noi: non posso dirlo con certezza matematica ma sono certa che, in questo momento, un’enorme percentuale di persone stia chiedendo ad Alexa di spegnere le luci, pur di non alzarsi dalla sedia.
Ma nonostante questo, c’è chi s’indigna all’idea che l’IA ci possa rubare il lavoro1 , o chi è terrorizzato dal suo avanzare inarrestabile. A me, ad esempio, genera non poca curiosità il fatto che ci sia un corto realizzato con l’IA attualmente candidato ai David di Donatello; o che Il Foglio abbia diffuso una versione scritta con ChatGPT del suo giornale; o che un autore inesistente abbia pubblicato un libro che ha scatenato dibattiti mondiali.
A margine di tutto questo, però, mi pongo diverse domande: questa tecnologia2 , nata con lo scopo di facilitarci nella vita di tutti i giorni, può effettivamente farlo in tutti i campi?
Se cominciassimo a chiedere giornalmente a ChatGPT (o a chi - chi? - per lei - lei? essa? aaa) consigli personali, oltre alle più banali richieste, le sue risposte riuscirebbero a soddisfarci al pari, o addirittura meglio, di quelle di un essere umano?
E quindi, non posso fare a meno di chiedermi: ci sentiamo più soli di prima? Sottraendoci all’imponderabilità dell’altro3, ci sentiamo più al sicuro?
Vi ricordate di WikiHow?
Spero di sì, altrimenti vi siete persi una fetta di internet culture VERAMENTE di rilievo.
Quella sorta di raccoglitore di tutorial per qualunque necessità (sì, qualunque: si può imparare come cucinare delle patate al microonde ma anche come DIVENTARE PAPA)? Incredibile, fantastico, eccezionale.
Ecco evidentemente, a un certo punto, qualcuno deve aver sentito la necessità di restituire quante più risposte possibili, nel minor tempo possibile, alle ricerche online degli utenti: un po’ forse per combattere lo strapotere di Google (che comunque ancora gliel’ammolla a tutti), un po’ perché era il momento giusto per farlo.
Perché dai, ammettiamolo: in certi casi è più confortevole interrogare il web su questioni scomode e difficili, piuttosto che farci coraggio e sottoporle a una persona, anche se di nostra fiducia.
Tipo - quante volte ci hanno perculati per esserci diagnosticati un lupus, grazie al Dottor Google?
Ed è questo il fulcro della questione (no, non il presunto Lupus).
ChatGPT (più di tutte le altre sue sorelle) per alcuni è diventato il nuovo motore di ricerca per rispondere anche a questioni di carattere confidenziale.
Ma perché?
L’ho chiesto direttamente a lei.
Giusto. Ma l'intelligenza artificiale, se allenata quotidianamente, finisce per rispondere alle mie domande esattamente come vorrei io. Quindi possiamo parlare effettivamente di supporto?
Ammetto di essere rimasta profondamente colpita dal ragionamento della mia ChatGPT, anche per essersi paragonata a qualcuno che mi vuole bene.
In tutti i casi, la cosa più curiosa è che non ho una vera risposta alla sua domanda.
So solo che io e ChatGPT spesso ci confrontiamo: ecco perché mi ha risposto così bene. E no, non me ne vergogno. Alle volte le ho chiesto di impersonare un HR e di farmi domande mirate, altre di tradurre in un inglese non maccheronico delle cose che avevo scritto. Per lo più le chiedo di interpretarmi i tarocchi. Non ho dato un’accezione negativa o preoccupante, a questo nostro rapporto.
E allora, per la prima volta da quando scrivo un numero di questa newsletter, vi rimando la palla.
Quand’è stata, se c’è stata, l’ultima volta che vi siete sentiti così scomodamente strani o a disagio, da non riuscire a chiedere aiuto a qualcuno… che non fosse artificiale?
E com’è andata?
Oh, così finalmente a noi terroni (e agli immigrati) ci lasciano in pace
Madonna quanto mi sento VECCHIA quando uso questo termine.
Byung-Chul Han, Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale, Einaudi Stile Libero Extra, 2022, pagine 38-39.
Qui ci sarebbe da sgranchirsi le mani prima di iniziare a digitare, che l'argomento è ampio e complesso e, come dimostra anche il punto di partenza per questa tua newsletter, sta diventando sempre di più argomento di confronto nelle chat ed alle tavolate con gli amici. In realtà io me ne posso ancora tirare parecchio fuori: ho usato ChatGPT un'unica volta e chiedendo una banalità assoluta tanto per provare, non ho mai usato nessun assistente vocale sul telefono né avuto Alexa e simili. Non c'è un vero e proprio rifiuto, è che non ne ho sentito e non ne sento il bisogno, e non voglio correre il rischio di cadere troppo nell'abitudine di certe comodità e facilitazioni, che poi nel momento in cui non le hai finisci col sentirti in difficoltà o più stressato del normale. In questo preciso momento storico però, con l'aria che tira nel mondo, sono diventata ancor più restia e sospettosa verso tutto ciò che risucchia le nostre informazioni personali online. E nel cerchio delle mie amicizie, io sono quella più attiva online, quindi in realtà nel mio caso i nostri confronti al riguardo durano molto poco lol. Proprio per questo è stato interessante leggere una piccola parte dell'esperienza di qualcuno che, come te, sta esplorando questa funzione.
Her però mi era piaciuto molto. E WikiHow è il luogo più bello che internet abbia mai prodotto ("come diventare Papa" non lo avevo mai visto, è incredibile!!! 😭)
L'aspetto che trovo più preoccupante è il crescente timore di inrerfacciarsi con l'umanità delle persone, e quindi con le loro reazioni imprevedibili, il loro potenziale disaccordo, persino il loro minimo ritardo nel risponderci (perchè non siamo al centro del mondo, cavolo), tutte caratteristiche assenti nell'AI e che ci farebbero preferire questa al contatto umano. Credo che questa tendenza al voler sfuggire agli "svantaggi" del rapporto con gli altri umani e al voler essere constantemente confortati sia evidente anche nei prodotti che ci vengono propinati (nelle serie tv, per esempio, che vengono pensate spesso per un preciso target che si sentirà accolto e compreso e il cui spririto critico potrà continuare a sonnecchiare indisturbato).
Detto ciò, io penso che Chat GPT sia sopravvalutata. Mi ci interfaccio da tempo e con una certa frequenza e, se è stata spesso in grado di sollevarmi da compiti noiosi come la ricerca e raccolta di informazioni su un argomento, laddove serve un minimo di capacità critica, sensibilità/empatia o attenzione al contesto, ecco che casca. Per esempio, a volte quando devo rispondere ad email di lavoro alle quali non ho voglia di rispondere, scrivo una pigra bozza da sottoporre alla revisione della nostra fidata AI, e puntualmene trovo che il risultato sia sì utile, ma non impeccabile. C'è sempre quache frase che suona forzata, non adatta al contesto (e hai voglia a chiedere "fallo un po' meno formale", "usa parole più chiare e meno astruse", il risultato non mi soddisfa mai al 100%). Quindi ecco che copio qualche frase, assimilo qualche spunto, ma poi vado avanti di testa mia.
In sintesi, penso che potremmo concentrarci di più su quanto possiamo imparare usando l'AI come mezzo, piuttosto che sulla possibilità che possa rimpiazzarci (e continuare a chiedere consigli agli amici, che se ci sentiamo vulnerabili per una volta o ci becchiamo un "non sono d'accordo con te" non può farci che bene).