Non so se sia per la vecchiaia che avanza, per il fatto che potrei essere geneticamente predisposta all’Alzheimer o per il semplice motivo che, se non le scrivo, certe cose proprio non le faccio (anche le più semplici, davvero, le più elementari che possiate pensare): io non posso fare a meno di fare liste.
E le faccio scrivendole a mano, perché è l’unico modo per far sì che io mi ricordi effettivamente di farle, le cose: se le appunto sulle note del telefono, per esempio, il mio cervello non le registra. Ha senso, visto l’unico metodo di studio che io abbia mai conosciuto è sempre stato quello di scrivere, scrivere e ancora scrivere. La scrittura amanuense e disperata di ogni libro, reso poi riassunto, schema, è sempre stato l’unico metodo funzionante per me, per imparare, per ricordare.
Oltre alla loro funzione più “operativa”, la concretezza delle liste mi aiuta ad auto-regolarmi durante la giornata. Spuntare ciò che ho fatto è un’operazione goduriosissima, per me: sapere che ho una sorta di elenco da controllare, a cui dedicare la mia più completa attenzione, è qualcosa che mi mette grande pace.
Vi inviterei a fare un giro a casa mia, per farvi capire: in ogni stanza non può mancare un blocchetto di post-it. Praticamente potrei essere azionaria degli sticky notes più famosi del mondo.
Fatevi il favore di guardare questo film, se non lo avete mai visto
Naturalmente, anche quando penso ai contenuti per questa newsletter procedo per punti, per elenchi. Ne ho uno che è stato scritto sull’angolo di un A4 di cui m’è rimasto proprio solo quel lembo, che faccio quasi fatica a comprendere io stessa. Riguardandolo, stamattina, ho pensato che l’unica cosa sensata da cogliere da quell’inventario di pitch, era proprio l’idea di scrivere una nuova lista.
Nell’arco di questi tre mesi su Substack mi sono resa conto che ho scritto per lo più di cose che ho imparato, magari a seguito di un fallimento, o per un banale rapporto di causa-effetto.
Osservando quel frammento di lista ritrovato, ho pensato che a volte, invece, sarebbe più costruttivo mettere nero su bianco le cose che abbiamo disimparato. Meglio - le cose che non facciamo più intenzionalmente. Quelle non più autentiche per noi. Quelle che non ci appartengono più.
Compilando liste da quando ho memoria, ho proprio notato quante azioni e gesti ho smesso di fare. Quanti oggetti non compro più, quanti cibi non mangio più. Quante rate ho finito di pagare. Quali cose hanno oggi la priorità e quali, invece, sono semplicemente sparite dai miei elenchi puntati, dai miei pensieri.
Dettagli apparentemente irrilevanti, quelle spunte: eppure, a guardarle meglio, raccontano quante fasi evolutive, di crescita, di fatica, di rassegnazione, ho attraversato.
Quindi, bando alle ciance, in ordine del tutto casuale:
Non mi stupisce più quanto io possa piangere in fase pre-mestruale
Non do più troppo valore all’oroscopo
Non provo più alcun piacere nel fare “shopping-terapia”
Non credo più che sia infantile desiderare qualcosa di inutile
Non acquisto più creme contro la cellulite
Non ho più intenzione di invecchiare a Milano
Non credo più ad alcun tipo di promessa, da parte di nessuno
Non compro più abiti armocromaticamente folli per me
Non ho più la pretesa di dormire bene tutte le notti
Non nascondo più la mia invidia per certe persone
Non concedo più tempo del necessario a chi so che mi ferisce, m’innervosisce, o ha la pretesa di insegnarmi la vita
Non reputo più importante il dover essere sempre al passo coi tempi
Non sono più convinta che la psicoterapia funzioni per tutti
Non m’interessano più gli oggetti tecnologici di nuova generazione
Non mi comporto più da madre con chi non ho generato
Non giudico più la ciclicità dei miei pensieri
Non compro più libri solo perché mi piace la copertina o perché qualcuno a caso li ha recensiti positivamente
Non mi interessa più farmi capire a tutti i costi
Non mi genera più ansia l’idea di tagliare i capelli
Non mangio più cibo di origine animale
Non rimando più i controlli di salute
Non mi giustifico più quando sono arrabbiata
Non ho più paura della morte
Non do più per sicuri certi appuntamenti
Non mi rimprovero più se non riesco ad avere tutto sotto controllo
Non sostengo più che l’unico marito che avrò sarà Robert Smith
Non cerco più di chiedermi se quello che scrivo interesserà a qualcuno.
«A dir il vero, anch’io imparai ad aspettare; ma soltanto ad aspettare per me stesso. E sopra ogni cosa imparai a stare, a camminare, a correre, a saltare, ad arrampicarmi.
Ma così suona la mia dottrina: Chi vuole apprendere a volare un giorno deve prima di tutto imparar a stare, a camminare, a correre, ad arrampicarsi: — non s’apprende in una sola volta l’arte del volo.
[…]. Per molte vie e in molti modi io giunsi alla mia verità: non per una sola scala io ascesi all’altezza, dalla quale signoreggio con lo sguardo le distanze. E malvolentieri ho chiesto ad altri che m’insegnasse la via; ciò mi fu sempre fastidioso! Ho preferito ricercare e tentare da me stesso le vie.
Il mio cammino fu un tentare e un ricever continuo. — E in verità, bisogna anche imparare a rispondere ad una tale ricerca: ma questo è il mio volere — non buono, nè cattivo, ma mio — del quale ormai più nè mi vergogno, nè fo mistero.
Questa è ormai la mia via: dov’è la vostra? così io risposi a coloro che mi richiedevano della via. Giacchè la via non esiste!».
Così parlò Zarathustra.1
Friedrich Nietzsche. Così parlò Zarathustra, Un libro per tutti e per nessuno. Milano, Fratelli Bocca Editori, 1915. Fonte: OPAL Libri Antichi
Quanto mi ci ritrovo!! *_*
Potrei sottoscrivere tutta la prima parte, anch'io sono un'ostinata amanuense e non ho mai conosciuto altro metodo di studio oltre quello da te descritto. Digitare qualcosa nel telefono, nelle note o nel calendario, equivale a decretare l'oblio di quel pensiero/impegno/scadenza ecc. L'unica differenza è che uso meno i post-it ma sono dipendente da agende, agendine e taccuini (sì, svariate, ognuna con un diverso contenuto). Comunque, leggere del tuo notare evoluzioni e cambiamenti tra tutti quei foglietti sparpagliati è stato molto bello, lo trovo profondo ed un po' romantico. Altrettanto mi è piaciuta la tua lista di cose che non fai più, forse bisognerebbe fermarsi ogni tanto e cercare d'individuarle.